E’ tempo di bilanci in Nba: dopo la off season più pazza di sempre, l’estate delle coppie, si è iniziato a fare sul serio, e le indicazioni trapelate da queste prime partite di regular season sono manna dal cielo per le “barbershop conversation” di noi appassionati. Quasi tutte, comunque, partono dalla città degli angeli.
C’era qualcuno, quest’estate, il quale sosteneva che i Lakers avessero speso troppo per arrivare ad Anthony Davis. Tutto il nucleo di giovani, fatto salvo Kyle Kuzma, più tre prime scelte, erano un prezzo troppo alto per il “monociglio”. Ecco, dopo l’inizio di stagione dei lacustri, si capisce perché se nella Nba odierna puoi accoppiare due dei primi cinque giocatori di questo sport, il prezzo da pagare non è mai troppo alto. I gialloviola hanno già la miglior difesa della Nba con un Lebron James rinvigorito a guidarla, e i margini di crescita, soprattutto offensivi, sono enormi.
Si sorride in casa Lakers quindi, ma i cugini (ex) poveri dei Clippers possono lasciarsi andare anche ad una grassa risata, perché questo inizio, fin dall’opening night vinta proprio contro la squadra di coach Vogel, ci ha detto che sono i veri favoriti al titolo Nba 2020. E tutto ciò per la semplice presenza di Kawhi Leonard, il miglior giocatore al mondo, che pare aver limato anche quei piccoli difettucci che gli appartenevano. E ancora si aspetta il rientro a pieno regime di Paul George, l’altro grande regalo che i Clippers si sono fatti questa estate. Le premesse di un derby in finale di conference ci sono tutte, Houston Rockets permettendo, anche se in Texas l’amalgama tra James Harden e Russell Westbrook è ancora tutto da trovare, soprattutto spalle a canestro. Gli Utah Jazz e i Denver Nuggets nel frattempo continuano sornione a macinare vittorie…
Restando sulla costa ovest, fa scalpore il record dei Golden State Warriors, che hanno dominato (pur senza vincere sempre) l’ultimo quinquennio della Association. Ok le partenze di Durant, Iguodala, Livingston e l’infortunio a Klay Thompson, ma nessuno avrebbe mai pensato ad una stagione a perdere (tanking, come dicono al di là dell’oceano): perché comunque c’erano Steph Curry e Draymond Green, oltre al neo arrivato D’Angelo Russell. E perché questa è la stagione d’esordio del nuovissimo Chase Center, e nessuno vuole fare brutta figura in un palazzetto nuovo. Ma l’infortunio del figlio di Dell ha rimescolato le carte, e Steve Kerr si trova a dover schierare spesso un quintetto di rookie e carneadi. Ed ecco che la stagione di transizione diventa non una scelta ma un obbligo mal gradito, in attesa di tornare a competere per il titolo nella stagione 2020/21 con in cascina anche una scelta alta al prossimo draft. Non tutti i mali vengono per nuocere…
Se guardiamo anche alla classifica della Eastern conference, invece, non ci resta che esclamare “bentornati anni 80”! Infatti, se ad occidente comandano i Lakers, di qua sono i Boston Celtics a fare la voce grossa. Liberatisi della zavorra Kyrie Irving, i Celtics sono tornati ad essere quel bellissimo collettivo che due anni fa stupì la Nba. La stagione è lunga, e sia Bucks che Sixers sembrano superiori soprattutto in una serie di playoff, ma a Boston intanto sembra tornato il sereno.
Per finire, non si può non dedicare due righe all’inizio di stagione di Luka Doncic: viaggia quasi in tripla doppia di media, ha ricevuto l’investitura di Lebron James e Dallas ha un record vincente. Lo sloveno è, ad oggi, un serissimo candidato al premio di Mvp. E la carta d’identità recita 28 febbraio 1999…