Luis Muriel di Santo Tomàs, Colombia, arriva nella cosiddetta zona mista del dopo partita dove lo attendono i giornalisti fiorentini, dribblando gli scalini allo stesso modo in cui in campo ha fatto apparire e scomparire il pallone ai disorientati difensori sampdoriani. Uno slalom col sorriso, di chi sa di fare il lavoro più bello del mondo. “Sono contento dei gol al mio esordio ma meno contento del risultato. Sarebbe stato più bello se portavamo a casa i tre punti”. 27 anni compiuti l’aprile scorso, ne ha fatta di strada dal Deportivo Cali nel suo Paese, quasi tutta in Italia. La parentesi a Granada precede infatti Lecce, poi Udine, quindi la Samp, infine il Siviglia. E ora, Firenze. “Sicuramente tra i più bei gol che ho fatto” – spiega Luis – “quando sei in campo non ti rendi nemmeno conto di quello che hai fatto, provi ad andare avanti, una volta nello spogliatoio guardi i messaggi e capisci che è uno dei più bei gol che ho fatto in carriera. Peccato che non sia servito a portare a casa i tre punti”. Di fronte aveva l’ex compagno di attacco Quagliarella, ma l’intesa con Chiesa e Simeone come è andata? “Molto bene. Penso che, considerando il poco tempo qui a Firenze mi sono trovato subito bene con loro. Questa è la prima partita che giochiamo noi tre insieme ma penso che le cose siano andate molto bene. Oggi fino a quando eravamo undici contro undici abbiamo fatto delle belle giocate andando in porta due o tre volte quindi l’intesa sta andando molto bene”. Lo spogliatoio della Fiorentina è particolare, nel ricordo di Davide. “Questo spogliatoio trasmette una grande forza, è una squadra che non lascia mai nulla di intentato, mi hanno accolto subito bene, è un gruppo molto unito. Il dramma di Davide ha sicuramente unito molto questo gruppo”. Quando scende veloce in contropiede ricorda il Ronaldo brasiliano, per quella capacità di tenere incollato il pallone al piede in velocità, un puma pronto a sferrare la zampata letale. “I paragoni con un giocatore come lui fanno piacere, io cerco di fare la mia carriera prendendo questa cosa come una motivazione, una carica in più, farò di tutto per fare la mia carriera e arrivare ad alti livelli”. Il ragazzo portato a ingrassare come disse una volta, tanto tempo fa, Guidolin, ormai è un uomo, un serio professionista. “Meglio fare un gol e vincere che cinque e pareggiare”. E la dedica non può essere che una sola: “Dedico i gol alla mia famiglia e ai miei bambini”.